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Dalla pasticceria arrivano i dolci miracoli di Sant’Antonio
06 Giugno, 2022
“Chiedetelo ai Padovani”!
Si può tradurre così un verso dei sequeri, l’invocazione a Sant'Antonio di Padova che da centinaia d’anni accompagna i pellegrini in cerca di grazie, proprio come testimoniano l’affetto degli abitanti del capoluogo euganeo e gli ex voto che adornano la Basilica dedicata al famoso “Santo”. Fra i prodigi di cui i padovani sono testimoni c’è anche un piccolo miracolo di pasticceria, che ogni anno si ripete, grazie al lavoro dei nostri detenuti pasticceri del carcere Due Palazzi. Guidati dai meastri, in vista del 13 giugno, festa patronale dedicata proprio a Sant’Antonio, producono dolci, biscotti e lievitati, secondo le antiche ricette con cui, nei secoli passati, venivano realizzate le deliziose pietanze offerte ai pellegrini.
Si comincia con la Noce del Santo, un lievitato ispirato alle focacce dolci dell’epoca. Gli ingredienti sono quelli della Padova medioevale di Antonio: noci, nocciole, mandorle e miele. Una variazione sul tema del “Dolce del Santo”, ancora oggi conosciutissimo a Padova e, al tempo stesso, un lavoro di “filologia gastronomica” che mira a recuperare materie prime e sapori del passato. Senza dimenticare il legame con la storia e i luoghi antoniani: il santuario del Noce di Camposampiero è una delle chiese a cui sono più legati i devoti e prende il nome proprio da un colossale albero di noce.
A quest’opera di pasticceria, insignita del premio «Dino Villani», dall’Accademia italiana della Cucina per l’impegno nel recupero della tradizione gastronomica, fa da contraltare la Corona del Santo: una delizia ritrovata grazie ai frati della Basilica di Sant’Antonio, che punta sulla semplicità e la genuinità degli ingredienti, quali frolla di farina di orzo e farina integrale con marmellata di fichi.
I BISCOTTI
Il medioevo è protagonista anche nella trilogia di biscotti che riproducono tre personaggi tipici del tempo: i cavalieri, i monaci e i contadini. Tutti con caratteristiche diverse. I cavalieri incarnavano la nobiltà d’animo e il coraggio, ma erano anche chiamati ad esercitare “l’arte della guerra”, viaggiando in paesi lontani e avviando commerci. I biscotti a loro intitolati raccontano quel mondo lontano, con le sue tavole imbandite e le coppe traboccanti di ippocrasso, il vino ottenuto con un infuso di cannella, zenzero e cardamomo.
Non potevano mancare i monaci: uomini di fede, nonché figure chiave per l’evoluzione della cultura enogastronomica medievale. Questi biscotti, realizzati con la farina di farro integrale e la birra, che veniva somministrata agli ammalati, rendono loro omaggio, consentendo di ritrovare profumi e sapori dei monasteri trecenteschi.
Il cuore della società medievale era composto dai contadini. I biscotti scelti per rappresentarli provengono da ingredienti poveri, ma ricchi di gusto. Come le castagne, che costituivano il pane delle classi più basse, e le nocciole: entrambe trasformate in farina per regalare struttura e sapore, diventano così friabili e capaci di ricreare la suggestiva semplicità di secoli lontani.
L'IMPEGNO NELLE CARCERI
Alla tredicina di Sant’Antonio, i tredici giorni che precedono la festa del Santo, sono associate opere di misericordia corporale e spirituale, tra cui figurano anche il gesto di visitare i carcerati. Gesto mai trascurato dai frati della Basilica, che nel 2008 hanno voluto portare all’interno della casa circondariale di Padova anche le reliquie di Antonio. Questo legame coinvolge anche la nostra pasticceria che, dal 2005, ha avviato un laboratorio artigianale all’interno del carcere Due Palazzi i cui prodotti possono essere acquistati sul nostro e-shop o direttamente nel punto vendita di Corso Milano, 105.
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